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James Brown si metteva i bigodini

    James Brown si metteva i bigodini

      

    Yasmina Reza

      

    Come i fan di Yasmina Reza ricorderanno senz’al­tro, nella variegata congerie di personaggi che ani­mavano le pagine di «Felici i felici» spiccavano i coniu­gi Hutner: una coppia equilibrata, affiatatissima, alle prese con una tragedia dai risvolti farseschi – il ricovero in un istituto psichiatrico del figlio Jacob, fermamente convinto di essere Céline Dion. Se il ro­manzo ci lasciava con il dubbio di cosa ne fosse sta­to di loro, questa pièce «leggera e impalpabile co­me una meringa» (così l’ha definita un critico tea­trale del «New York Times») ce li fa ritrovare – affranti e smarriti, ma risoluti a fare buon viso a cattivo gioco – in visita alla clinica, immersa in un parco lussureggiante, dove Jacob / Céline trascorre quel­lo che considera semplicemente un periodo di ri­poso in vista di una lunga tournée. Ad affiancarlo, Philippe, «un giovane studente che ha un pro­blema con la sua identità nera» (in realtà è bian­chissimo), e un’eccentrica psichiatra che sfreccia su e giù in monopattino, tiene conferenze volte a riabilitare le sorellastre di Cenerentola e tende ad assecondare – se non a incoraggiare – i deliri dei suoi pazienti. Se è vero, come ha scritto Michele Masneri, che Yasmina Reza è la «più perfida scrit­trice europea», altrettanto innegabile è la sua costante, appassionata ricerca di quello che lei stessa definisce «il nocciolo duro, umano, riconoscibile da tutti, quello che resiste a tutte le differenze».

        

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