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Natale in casa Fontamara

    Natale in casa Fontamara

      

    Valentina Cebeni

      

    Ci sono tradizioni che non muoiono mai, soprattutto a Natale, anche se fuori imperversa l’orrore. « Eva rimase a guardare la cucina vuota e si sforzò di imprimere nella mente quegli attimi di normalità, di vita quotidiana. Di custodirli per quei momenti difficili che sentiva vicini e che pure voleva tenere alla larga almeno per quei pochi giorni che la separavano dal nuovo anno. Voleva sognare che un Natale felice, in famiglia, era ancora possibile. » La Gioiosa, Vigilia di Natale, 1939 Per i Fontamara la famiglia è sempre stato un porto sicuro, un tavolo a cui condividere gioie e preoccupazioni. In quell’anno poi, mentre fuori l’odio razziale imperversa, in un tempo in cui gli attimi di normalità sono le eccezioni, si fa sempre più vivo il bisogno di tornare a casa, riunirsi con i cari, rivivere i tradizionali festeggiamenti. Sognare che un Natale felice, in famiglia, è ancora possibile, e che tutte le divisioni e le divergenze fra i Fontamara possano appiattirsi almeno per un giorno. La tenuta de La Gioiosa viene addobbata per l’occasione come mai prima d’allora, per accogliere ciascuno con i propri desideri, paure e speranze: Eva e le sue preoccupazioni da madre; Diana, divisa da passioni rivoluzionarie; Myriam e Gabriel, lontani lei dal suo amore e lui da casa; e poi Clio e Viola, con il loro entusiasmo di bambine. Gli anni passano ma certe abitudini rimangono sempre le stesse…

        

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