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L’investitore intelligente:

    L’investitore intelligente:

      

    Benjamin Graham

      

    L’inflazione, e la lotta contro di essa, è un tema che negli ultimi anni è rimasto al centro del dibattito pubblico. La riduzione del potere d’acquisto del dollaro in passato, e soprattutto la paura (o la speranza, da parte degli speculatori) di un ulteriore grave declino in futuro, hanno influenzato molto il comportamento di Wall Street. È chiaro che chi ha un reddito fisso in dollari soffre all’aumentare del costo della vita, e lo stesso vale per chi ha un capitale fisso in dollari. Chi invece detiene titoli azionari ha la possibilità che una perdita di potere d’acquisto del dollaro sia compensata da un aumento dei dividendi e dei prezzi delle azioni. Sulla base di questi fatti innegabili molte autorità finanziarie si sono convinte che (1) le obbligazioni siano una forma di investimento intrinsecamente indesiderabile, e (2) di conseguenza le azioni ordinarie siano, per loro natura, investimenti più desiderabili delle obbligazioni. Abbiamo sentito parlare di istituzioni filantropiche cui si consiglia di mantenere un portafoglio composto al 100 per cento da azioni e allo zero per cento da obbligazioni.* È un rovesciamento completo rispetto ai tempi in cui gli investimenti in trust erano limitati per legge alle obbligazioni high-grade (e ad alcune azioni privilegiate, frutto di accurata selezione). I nostri lettori sono dotati di intelligenza sufficiente per rendersi conto che anche le azioni di qualità elevata non possono rappresentare un acquisto migliore rispetto alle obbligazioni in tutte le condizioni possibili, cioè a prescindere dal livello al quale si trova il mercato azionario e a quanto siano bassi gli attuali rendimenti dei dividendi rispetto ai tassi offerti dalle obbligazioni. Un’affermazione di questo tipo sarebbe assurda quanto quella opposta (e che troppo spesso si sentiva fare anni fa) secondo cui qualsiasi obbligazione è più sicura di qualsiasi azione. In questo capitolo proveremo ad applicare varie misurazioni al fattore inflazione, allo scopo di raggiungere alcune conclusioni sulla misura in cui l’investitore può saggiamente essere influenzato dalle aspettative riguardo gli aumenti futuri del livello dei prezzi. In questo ambito, come in molti altri nella finanza, dobbiamo basare le nostre opinioni circa le politiche future sulla conoscenza delle esperienze passate. L’inflazione è qualcosa di nuovo per il nostro Paese, almeno nella forma grave che ha assunto dopo il 1965? Se abbiamo visto inflazioni paragonabili (o peggiori) a memoria d’uomo, quali lezioni si possono trarre da esse per affrontare l’inflazione di oggi? Iniziamo dalla Tabella 2.1, una tabulazione storica condensata che contiene molte informazioni sui cambiamenti del livello generale dei prezzi e sui cambiamenti concomitanti negli utili e nel valore di mercato delle azioni ordinarie. Le nostre cifre partiranno dal 1915, e quindi copriranno 55 anni, a intervalli di cinque anni. (Usiamo il 1946 invece del 1945 per evitare l’ultimo anno di controllo dei prezzi durante la guerra.)

        

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